PAOLO NEGRO

Mai avrei pensato di dovere scrivere due necrologi di amici batteristi in così breve tempo, invece si. Dopo Ivan Gheller è la volta di Paolo Negro, allievo e amico, una persona sensibile.
Forse Troppo.
Paolo amava suonare la fusion, la musica latina, i tempi funk e lo shuffle, un batterista raffinato, di classe.
Paolo Suonava inoltre molto bene la chitarra classica, faceva musica a 360 gradi.
In questo mondo la perfezione non esiste e per poterci convivere bisogna andare un po’ a braccetto con l’imperfezione, le cause perse, il dolore.
Paolo non era d’accordo.
Ha dato il suo disaccordo finale al mondo in cui viveva pochi giorni fa.
L’ho incontrato l’ultima volta meno di un mese fa al Rocklab, dove aveva affittato una saletta per potersi allenare, suonando sopra a delle basi musicali.
Poche parole scambiate, due commenti umili sul suo suonare, io che gli dico “guarda che suoni bene” e lui a minimizzare. Beh chi l’avrebbe detto.
Ora non c’è più.
Buon viaggio Paolo. Spero che tu possa trovare la pace che desideravi.
G
 

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